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Informazioni generali sul vino di Ischia

L'isola di Ischia è abitata da diversi millenni e naturalmente i suoi abitanti hanno iniziato a coltivare la vite come questa ha iniziato a diffondersi sia per il consumo da tavola che per la produzione di vino. La splendida isola quindi, già meta dei facoltosi dell'antichità, si vide protagonista anche di un'agricoltura locale di autosufficienza e produzione anche per piccole esportazioni. Il vino non era sicuramente tra i ricercati dell'impero, ma possedeva comunque discreta qualità tanto da limitare invece le importazioni ai soli vezzi dei nobili. Certamente la natura montagnosa dell'isola e la relativa ridotta dimensione delle superfici coltivabili hanno sempre fatto si che a parte alcuni prodotti, in particolare dell'artigianato o alcuni cibi come il vino appunto, le produzioni fossero esclusivamente a consumo locale. Ischia deve la sua orogenesi a fenomeni vulcanici. Questo per le uve significa una forte presenza di potassio, minerale essenziale per la loro crescita e per esaltare alcune caratteristiche organolettiche. Questa orogenesi eruttiva infatti ha dato vita all'isola che si è formata in un arco di tempo di circa 150 mila anni, quando questa attività vulcanica iniziò a conformare la struttura che oggi troviamo in loco. La struttura si compone di un nucleo centrale rappresentato dal Monte Epomeo che è costituito da tufo verde che ha trovato stratificazione sull'isola a partire da 130 mila anni fa. In questo periodo vi fu una sommersione, con chiara riemersione in periodi posteriori, dell'isola. Questo ha dato modo al tufo di assumere la caratteristica colorazione verde. Intorno a questo nucleo centrale si sono poi adagiate varie colate laviche, dando origine a tutta l'isola. Per quel che riguarda la situazione climatica questa sembra sia favorita dalla particolare topografia dell'isola che vede la forma a cono favorire i climi temperati, in particolare in inverno. Naturalmente buona è la presenza dei venti, sempre soffianti in una posizione geografica al centro del mare. Naturalmente l'esposizione è a tutti i venti, in ogni stagione in concomitanza con le varie ore della giornata in cui si hanno diverse orientazioni e diversi venti. A seconda di quali spirano, possiamo avere variazioni nel tasso di umidità anche del 63% nella brutta stagione, mentre nella buona stagione questa forbice chiaramente diminuisce. Il clima comunque risulta ottimo e confortevole in tutti i periodi dell'anno, tanto che gli antichi facoltosi della Roma imperiale qui costruirono ville dove rinfrescarsi ai venti marini durante l'estate.

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Quali uve per l'Ischia rosso?

Sull'isola di Ischia vengono coltivati principalmente due vitigni per la produzione dei vini rossi sono il Guarnaccia e il Piedirosso. Il primo non è un originario autoctono della Campania, ma più molto più probabilmente francese, anche se non si hanno certezze al riguardo. A bacca rossa, dovrebbe a ragion di logica essere una variazione della Grenache, ma non sono state effettuate analisi genetiche che possano avvalorare questo sospetto, indebolito anche dal fatto che non vi sono grandi somiglianze sia somatiche che organolettiche. Attualmente però molti studiosi continuano a confermare la parentela con la famosa uva francese. Una corrente invece la vorrebbe addirittura autoctona, anche perché la sua scarsissima diffusione la rende difficile da collocare anche storicamente per la cronica mancanza di una documentazione passata che la descriva e ne attesti la presenza in altre aree. Quindi alcuni studiosi hanno anche avanzato l'ipotesi dell'origine classica di molti vitigni meridionali, ovvero l'importazione da parte dei coloni greci che attorno al VI secolo avanti Cristo diedero vita ad una fiorente civiltà ellenica nel sud della nostra penisola. Questo in quanto la si trova sia sulla costa campana che su quella calabra, nucleo principale di origine di tutte quelle uve. Solo ad Ischia però ha trovato un impiego primario insieme al Piedirosso. Quest'ultimo è invece autoctono anche se non si è rintracciata ancora la sua introduzione originale. Certamente presente fin dall'antichità è il secondo vitigno per ettari coltivati della regione, dopo l'onnipresente Aglianico. In Campania viene chiamato anche Per’ e palummo, perché il suo rachide ricorda il piede di un piccione. Da questo termine dialettale fu poi usato per molto tempo il termine italiano Piede di Palombo, da cui deriva infine il nome Piedirosso utilizzato a partire dal 1909 dal Carlucci. È un vitigno molto vigoroso che matura tardiva, in ottobre, ma offre rese medio-basse. Si tratta di acini che hanno un'elevata concentrazione zuccherina che forniscono un ottimo apporto alcolico mescolato ad una buona acidità.


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ischia: Il vino d'Ischia rosso

Ad Ischia la denominazione di origine controllata fu approvata con decreto ministeriale già il 31 luglio 1973, e per i vini rossi frutta il Guarnaccia dal 40 al 50%, e il Piedirosso in egual percentuale. Le rese possono essere spinte fino alle 9 tonnellate per ettaro. Le uve provengono da terreni vulcanici con molto scheletro, ricchi in potassio, pomice e anidride fosforica. Così si hanno dei bei vini rosso rubino, con aromi vinosi e un buon tannino. Sono ottimi sia con le carni che con alcuni pesci salati, come il baccalà. Provatelo anche con l'abbacchio, il coniglio, o la cucina tradizionale romana a base di interiora, in particolare la trippa. Esiste anche la versione passita da abbinare ai dessert. L'isola vede chiaramente la presenza di pochissimi produttori data la scarsa estensione coltivabile. I due principali, D'Ambra e Pietratorcia, lavorano con cura i loro vini. D'Ambra produce il Piedirosso in perfetto abbinamento con il coniglio all'ischitana. Le Cantine Pietratorcia invece regalano grandi vini di pregio abbinabili a vari piatti.



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